Tra le maglie del blog questo mese abbiamo intrappolato con la fatidica domanda della rubrica YES WE CAN! “Ma tu cosa hai capito degli adolescenti?” Marina Bozzola.
Di stirpe insegnante, con una passione per la lettura delle saghe familiari, vanta pertanto degna discendenza per rispondere all’interrogativo da 1.000.000 di euro.
Si tratta di una prof che tutti vorremmo aver avuto nell’eta della rabbia e delle passioni. Allegra, ferma e sagace al punto giusto per tenere in pugno l’attenzione dei suoi alunni Marina è dotata del SUPER POTERE della SIMPATIA.
Sono un’ insegnante di lettere delle medie, per i ragazzi “la prof”, un adulto che per professione dedica una parte della propria vita a guidare i ragazzi nell’ universo della lettura e della scrittura, ma non solo…
Ogni giorno i nostri due mondi si scrutano, si attraversano, molto spesso si scontrano e si contrappongono: io rappresento un mondo direttivo, fatto di regole, di confini e di limiti, i ragazzi, al contrario, rappresentano il desiderio di trasgredire tutti questi limiti e queste regole e di esplorare al di là dei confini che vengono imposti.
Difficile dare una definizione di adolescenza dopo tanti anni di convivenza tra i banchi di scuola: spesso mi capita di ripensare alla mia adolescenza e mi rivedo più bambina, più immatura, più ‘infantile di quanto non lo siano i miei allievi oggi.
Oggi i ragazzi sono molto più informati, scelgono autonomamente le loro letture e capita spesso che ti consiglino addirittura l’ultimo libro che hanno letto. Sono critici e riflessivi e raramente prendono per oro colato quanto trasmettono “i grandi”. Hanno un loro pensiero autonomo eppure….come spesso accade alle persone più profonde, sono anche molto fragili e basta davvero poco per far saltare i loro equilibri emotivi.
Ma ora smetto di fare la prof. e, per evitare di esprimere pensieri freddi, sento di dover dare la parola direttamente a loro, ai cosiddetti “adolescenti”.
Qualche tempo fa ho fatto un esperimento: siamo partiti da una poesia di Erri de Luca, “Considero valore”, e i miei alunni hanno provato a riscriverla, secondo le loro corde.
Mi perdonerà Marco, dunque, se prendo a prestito le sue parole per dare voce a quello che hanno dentro i nostri ragazzi.
Considero valore tutto ciò che dà la vita: l’aria, l’acqua, la mamma
Considero valore il regno dei sussurri, il rumore di una rosa che si apre
Considero valore un ragazzo che sogna per la strada, un compagno che ti saluta all’entrata
Considero valore la musica di ieri e di oggi e quella che non potrò mai sentire
Considero valore tutte le lacrime
Considero valore collezionare tappi, curare una rondine ferita, apprezzare una musica lenta
Considero valore cedere il posto ad un anziano, dire buon appetito prima del pasto
Considero valore amare una ragazza, al di là del suo aspetto
Considero valore conoscere le radici di una parola e dare un nome a ciò che ti appartiene
Considero valore l’antica e solida corazza della tartaruga e la solitaria vita della tigre
Considero valore il dolore per la perdita di una persona cara
Considero valore l’uso del verbo dimenticare.